Wreckage

 New Melbourne, Novembre 2512

"Guarda che mi sto incazzando, Fiona, dimmi dove l'hai messa"
"Ti ho detto che non lo so"
"Non è vero! Dimmi dove!" già inizia a gridarle contro. Lei è tesa come una corda di violino, ma lo guarda dritto negli occhi. Lui ha già il viso paonazzo e le vene del collo gonfie da scoppiare.
"Non-lo-so. L'avrai finita. O messa da qualche altra parte"
"Cazzate!" e il portacenere all'angolo del mobile viene spazzato via, schiantato contro il muro, poi prende ad avanzare verso di lei "Ce n'era ancora. Almeno due dosi. Dimmi dove l'hai messa, stronza!"
"Ti ho detto che non lo so, Ren! Te lo giuro, non l'ho presa io!" Rabbia, dolore, angoscia, e anche paura, nella voce graffiata che cerca di superare la sua, negli occhi fermi nei suoi, mentre continua a indietreggiare.
"Certo che l'hai presa tu, chi altri? Ci siamo solo io e te in questa cazzo di casa fuori dall'universo!" ormai l'ha raggiunta, e un colpo pesante, dato col dorso della mano, le raggiunge lo zigomo destro prima che riesca a evitarlo. La testa ruota quasi a volersi staccarsi dal collo, la guancia prende a pulsare. Lo guarda con gli occhi accesi, compassione, risentimento e paura, mentre indietreggia.  "Smettila. Io non ho fatto niente!"
"Niente?! Niente?? Niente a parte rovinarmi la vita, puttana! Dovevo lasciarti in quella fogna di New Washington!" ruggisce, e si asciuga il viso col dorso della mano, gli occhi spiritati, iniettati di rosso, poi le sferra un calcio, mirando al fianco. Stavolta se lo aspettava, riesce a schivarlo e afferra una sedia, per difendersi. Lui ci prova ancora, lei blocca con la sedia, rendendolo furioso. Ren afferra la sedia e la tira a sé, lei la molla, ma solo dopo aver posato il piede sulla seduta e spinto con tutte le sue forze. Uomo e sedia crollano in terra, lui sotto, lei lo guarda angosciata, solo un istante, indietreggiando, poi inizia a correre e si catapulta fuori.
"Stronza!" le grida dietro.

Solo dopo diverse ore, dopo che avrà trovato quello che cercava, dopo che l'effetto della dose sarà passato, ma ancora non sarà insorta l'urgenza di averne ancora, solo allora l'abbraccerà piangendo, tremando, chiedendole perdono. Piangeranno insieme, lui travolto dal rimorso, lei schiacciata dalla certezza che, come è già successo, succederà ancora, e ancora, e ancora.





Posted by Me | alle 15:21

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