Shouye

New Washington, 25-9-2494

Il vestito delle occasioni formali, i capelli ben pettinati, il sorriso di quando sta per essere ricevuta da suo padre Donald: affettuoso ma moderato, "senza eccessi, Babette" come le ricordava sempre la mamma. Non perché il padre ci facesse minimamente caso, ma perché così doveva essere, semplicemente.

"Babette, bambina. Ti ho fatto chiamare perché devo parlarti" un uomo gioviale, ma caratterizzato dalla compostezza che tutta una vita da magnate del silicio prima, in politica poi, gli ha plasmato addosso. "Ti ho chiamata bambina, ma in realtà stai diventando una donna, ormai, e in quanto donna è giunto il momento che si inizi a pensare al tuo futuro" una sapiente pausa ad effetto, mentre la guarda con un sorriso, composto appunto, stringendola per le spalle. La lascia poi andare, per aggirare la scrivania e sedersi nella sua poltrona manageriale, da cui dirige allo stesso modo gli affari, le questioni politiche e la famiglia.
"Tua madre e io abbiamo pensato..." un'occhiata a una Cora che potrebbe illuminare la stanza, col suo sorriso orgoglioso, poi cambia idea, e affronta l'argomento da un'altra direzione "Sappiamo quanto tu sia portata per la musica e per le arti, in generale, sai disegnare bene, sei una bella ragazza, e sei spigliata. Sai farti capire, sai farti apprezzare, sei obbediente" la guarda con orgoglio, le mani unite per i polpastrelli "Siamo certi che... potrai diventare un'ottima Accompagnatrice". Una pausa ancora. Gli occhi della ragazza si sgranano, scintillanti di emozione, le labbra si schiudono appena, incredula. Lei, un'Accompagnatrice.
Ne conosceva diverse. Bellissime, magiche, con quella loro aura di eleganza, di fascino, di potere ineffabile. Spesso il padre si accompagnava a una di loro per le occasioni ufficiali, le cene di gala, in caso di indisponibilità della mamma o semplicemente per ragioni di immagine.

"Certo, il cammino di un'Accompagnatrice richiede sacrifici, impegno, dedizione" le scruta gli occhi verdi spalancati "Ma siamo certi che tu abbia tutte le qualità per riuscire, figlia mia". Altra lunga pausa, durante la quale Babette si limita ad annuire ripetutamente, con lo sguardo estatico di chi già si veda all'apice di quella lunga salita.
"Da domani inizierai le tue lezioni. Ricorda, dovrai eccellere in tutto"
"D'accordo padre".
La conversazione si era svolta tutta in Mandarino, ovviamente.

"Mh... Padre"
"Sì Babette?"
"Prima di andare... Posso chiederti qualcosa?"
"Ma certamente, dimmi" le sorride amorevolmente.
"Posso... imparare a pilotare lo shuttle?"
Un silenzio prolungato, mentre Donald riflette sulla questione, scrutando negli occhi della figlia, mentre Cora, ancora lì, è una presenza a stento percepita da entrambi.
"D'accordo" decreta infine "Purché accetti, fino al diciottesimo anno di età, di essere sempre accompagnata da Randall, dovunque tu debba andare" Randall era uno dei diversi autisti di suo padre, un padre di famiglia più che quarantenne, a servizio dei Willington da oltre venti anni.

"Va benissimo papà! Accetto!" estremo entusiasmo, riuscendo con uno sforzo estremo a trattenersi dal saltare e correre a gettarglisi al collo.
"Ora vai, che ho diverse cose da sbrigare" bonario ancora, ma già professionale, mentre la madre già attende accanto alla porta aperta. Donald Willington è già immerso nella lettura del suo tech-reader, quando le due richiudono la porta silenziosamente.

Posted by Me | alle 22:52

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