Old Acquaintances

Xanto, Aprile 2515

"Hey, guarda un po' chi si rivede... Fiona Kraviz"
"Hey Nick. Solo Kraviz. Fiona non esiste più da un bel po'"
L'uomo la osserva inclinando il viso, ma non fa domande. Forse conosce già le risposte.
"Ti ho portato qualcosa"
"Mh. Qualcosa di interessante? Era da un po' che non ti facevi viva..."
"Mhsì... ho un po' cambiato ambito. Ora sono nel commercio delle armi, principalmente, ma volendo trattiamo anche altri affari, a seconda"
L'altro sembra ammirato, poi porta lo sguardo al grosso involto che la donna ha con sé "Vedere"
Kraviz annuisce e inizia a togliere la carta "Lui lo hai più visto?"
"Ren? No, no, da un bel po'. L'ultima volta eravate ancora insieme. Ho saputo che se ne era andato qualche mese dopo, da... amici comuni" un sorriso mellifluo a cui la donna è abituata, comunque.
"Ecco" gli dice terminando di svolgere il pacco "È un Remington." Una pausa, lasciandogli osservare il quadro con tutta la calma e l'attenzione necessarie "Uno dei suoi, ovviamente" aggiunge.
"Oh beh, li ho sempre trovati migliori degli originali" ghigna l'altro.
"Beh che ne pensi? Dovrebbe avere mercato no?" ora il nervosismo trapela un poco "Perché... stavolta vorrei che mi pagassi in anticipo. Ho parecchie cose da fare, e non ho tempo di rincorrerti per il Verse"
L'uomo ancora esamina il quadro in silenzio, poi torna a puntare gli occhietti vividi su di lei, manifestando uno stupore artefatto "Ma Fiona... Kraviz" si corregge "Tu mi stai chiedendo di correre un rischio! Potrei non trovare il compratore affatto, e rimanere con un pugno di mosche..." Non è vero, lo sanno entrambi "E questo..."
"...inciderà sul prezzo. Lo so. Dimmi quanto puoi darmi e facciamola finita, okay?"
Un sorriso storto taglia il volto barbuto dell'uomo "Uh, vedo che hai fretta..."
"Non abbastanza da scendere ulteriormente"
L'altro ridacchia "Okay, okay. Fammi vedere..." osserva ancora la tela "Posso dartene un migliaio..."
"Piantala Nick!" stavolta è alterata "Sai bene che ne vale almeno duemila e cinque, non ho intenzione di farti un regalo" aggiunge, strappandogli il quadro dalle mani "Andrò a cercare qualcun altro, non sei l'unico con cui avevamo contatti"
"Hey hey calma... siamo qui per parlare no?" si riprende il quadro per osservarlo ancora, lei lo lascia andare.
"Okay, mille e cinque. Alle condizioni che mi chiedi non posso darti di più" stavolta il tono più serio e professionale. A lei non resta che annuire e aspettare che le dia quanto pattuito.


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Mamacita

Maracay, Aprile 2515

È tutto il giorno che gira per la nave con quel sorriso assurdo stampato sulla faccia, come se tutto andasse bene, tutto fosse normale, come se Sep non fosse barricata nella sua cabina, impegnata probabilmente a considerarla una schifosa, insensibile trafficante di infanti; come se il gruppo non fosse diviso, sulle decisioni prese; come se Len non fosse in procinto di essere affidata a gente che indossa gli stessi colori di chi l'ha massacrata di botte; come se Sam non fosse lontano parsec e in pericolo per lo stesso fatto di collaborare con loro; come se fosse convinta che fidarsi di Sam e fidarsi dei suoi compagni e dei suoi superiori fosse esattamente la stessa cosa; come se Andre fosse lì, e fosse certa che non la detesti; come se non si sentisse dannatamente sola, in tutto l'universo.

Stanno aspettando di poter andare al rifugio, e Jorge è più sbrigativo e serio dell'usuale.
"Y no les sube a la cabeza de alejarse dal gruppo. Si va insieme, vale?" sta intimando nell'intercom, in piedi nei pressi della poltrona di pilotaggio, rivolto a tutti quanti. A terra ha senz'altro rilevato il comando, per il bene comune.

Kraviz lo osserva dalla porta aperta della plancia, appoggiata allo stipite, e il sorriso è svanito, ha tolto la maschera, come le succede solo con le persone che avverte vicine, in qualche modo.
"Posso?" domanda al pilota. Difficile che si stia riferendo all'entrare in plancia, praticamente il suo vero nido, visto che la cabina la usa di fatto quasi solo per dormire. L'altro si volta e le lancia un'occhiata perplessa, sollevando le sopracciglia. Lei gli si avvicina e si ferma a un passo.
Silenzio, che già è un macigno di per sé, peggiorato dall'espressione della pilota, così innaturale sul suo viso.
"Mamacita, ho bisogno di un abbraccio" mormora.
Lui la guarda un istante, poi sorride di quell'appellativo e allarga le braccia.
"Anda, nena, vieni qui. Todo saldrá bien, verás. Andrà tutto bene. Esta noche les llevo a bailar".
Non capisce la metà di quello che dice, ma la voce calda e le braccia salde di un uomo, la tenerezza di una madre, sono tutto quello che le serve, ora. Resta così a farsi cullare qualche istante, gli occhi chiusi, ad aggrapparsi a quel barlume momentaneo di famiglia che si è costruita così, sul momento, poi si discosta. Un lieve sorriso, il carico un poco più leggero.
Nel guardarlo in viso si morde il labbro e si volta rapidamente. Le lacrime sono una cosa privata, anche quelle che affiorano appena a inumidire gli occhi.


Posted by Me | alle 19:42 | 0 commenti

"Mai avuto voglia di farti una famiglia? di fermarti e respirare?"

Sadrany, Ottobre 2504

C'è un sorriso sul viso dell'uomo, mentre le accarezza il ventre tondo, al quarto mese di gravidanza, e lo stesso sorriso è sul viso di lei, che posa la mano sulla sua.
"Si muove?"
"Ma no, è ancora troppo presto. Dicono che dal quinto si possa sentire scalciare" solleva la mano libera, per passarla tra i capelli biondi e arruffati del marito.
"Sicura? Io l'ho sentito! Adesso, giuro! Senti!"
Gli risponde con un sorriso e uno sbuffo intenerito.
"Sai? Non credo che sarò mai una buona madre. Non sono portata..."
"Sarai una splendida madre" tenerezza e convinzione, sia nel tono che negli occhi azzurri scintillanti che accarezzano i suoi "Come lo chiamiamo? Rennie? Donald?" ghigna lui per primo, nel proporre il nome del suocero che le fa sorgere una smorfia disgustata "O magari Maggie, potrebbe essere una femminuccia..."
"Mi piace Daisy, mi è sempre piaciuto, Daisy Kra..." ma sbarra gli occhi tirando rumorosamente il fiato e piegandosi in due.
"Fiona che hai? Che succede Fiona?" è impallidito e ora le gira attorno senza sapere cosa fare.
"Non lo so... non lo so" atterrita lo guarda in viso, è impallidita anche lei "Portami all'ospedale Ren" parla con un filo di voce, soffocata dal panico, mentre un rivolo sottile di sangue già le macchia la gonna.
Daisy Kraviz, o Rennie, o chi per lui, non nacque mai. A seguito dell'aborto spontaneo, dopo un intervento di raschiamento mal riuscito, le dissero che non avrebbe mai più potuto avere figli.


Posted by Me | alle 23:22 | 0 commenti

Leilane

Skywatcher, Aprile 2013

Maledizione. Sono qui nello spazio, diretta verso una prigione volontaria, in compagnia di una bambina che è una merce deperibile, di preoccupazioni più grandi di me e di troppo tempo per pensare.
Sì, troppo tempo, perché cerco di chiudermi in plancia o in cabina più tempo possibile. Sep mi starà odiando, o forse nel frattempo starà amoreggiando con Stanton, chi può dirlo.
Non voglio vederla. Quel visetto compunto, che ogni tanto sorride e sembra fuori posto. Che cazzo ci fa una bambina di sei anni in fuga da mezzo Verse, senza lo straccio di uno dei cinque soli, senza correre, giocare. Ma è in grado di giocare, questa bambina? Passa ore a scrivere sul pad. Sequenze di numeri, sequenze di parole.
Qualche volta ho "giocato" con lei. Nelle ore in cui toccava a me farle la guardia, su Greenfield. Scrivevamo sequenze di numeri casuali, partendo da dieci numeri a cinque cifre, e aumentavamo di dieci numeri ogni turno. L'altra doveva ricordare la sequenza esatta. Mi batteva sempre, dopo una dozzina di turni. Malate di mente, ecco cosa sembravamo. Siamo?
Ho smesso di farlo.
Da quando ho parlato con Sam ho smesso. La evito. Non so se se ne sia accorta, ma ne dubito. Non sembra capace di attenzione al contesto, se non viene richiamata a prestarne. E in ogni caso non me ne frega un accidente.
Ho capito che difficilmente riusciremo a tirarla fuori indenne. Ci proveremo, ci stiamo provando, dannazione, tutti quanti. E ci stiamo lasciando pezzi di anima, sopra. E altri ce ne lasceremo.
Beh me ne è rimasta ben poca, non voglio buttarla su una scommessa con così poche probabilità di riuscita. Resta il fatto che continuerò a fare tutto quello che posso, per metterla in salvo.
Len. Quanto si diverte a fare il maschietto. È in "missione", dice lei.
Fanculo.
Se almeno ci fosse Andre. Anche se non sono più riuscita a parlarci, da quel casino con Sep. Spero fosse la roba che aveva in corpo. È l'unico da cui ancora possa sperare un minimo di calore umano. Un contatto fisico. E solo il suo Dio sa quanto ne avrei bisogno, ora. 

Fanculo anche Sep e le sue paranoie.


Posted by Me | alle 09:44 | 0 commenti

Whores

New Washington, Maggio 2483

"Mamma, non viene con noi papà?"
"No Babette, tesoro, non stasera"
"Perché no?"
"Perché no tesoro." Cora guarda la bimbetta che le cammina accanto, una piccina ben vestita di quattro anni "Oggi è l'ultimo giovedì del mese, papà lo trascorre con Miss Ayla Chuntao"
"Sempre sempre?"
"Sì, sempre sempre"
"E perché?"
"Perché papà lavora molto, e ha bisogno di rilassarsi. E poi se si fa vedere con Miss Chuntao gli altri sapranno che è un uomo molto importante"
"E non è importante se non si fa vedere con lei?"
Cora ride, la sua risata impostata e cristallina "Ma certo che è importante, ma gli altri non lo sanno"
"Invece così lo sanno?"
"Sì, così lo sanno"
"Ma dopo torna, papà?"
"No, non stasera. Dorme da Miss Chuntao. Domani andrà al lavoro e domani sera sarà tutto per te"
La bimba sorride contenta. "Ora mi compri un ice planet?"

Posted by Me | alle 17:01 | 0 commenti

Tsvet

Hall Point, aprile 2515

Cazzo, Tsvet. Possibile che ogni volta che ti vedo tu sia infilato in un casino più grosso di te? Prima con Brokenballs, sballottato come una bambola di pezza fino a piazzargli quella ginocchiata in grado di piegare lui in quattro e di ammazzare te, con il giusto tempo. E infatti non vorrei dire, ma guardacaso era presente quell'altra volta, quando eri steso per terra e il tuo sangue imbeveva metà della polvere di Main Street. E ora questo. Maledizione, forse era meglio se Dulac non fosse intervenuto. Saresti riuscito a tirarti fuori, una buona volta, da questo schifo di Universo. Ma ti tireremo fuori, okay?

Posted by Me | alle 23:40 | 0 commenti

Harvey

 Skywatcher, Aprile 2515

Quella donna è un tormento, per me.

Non posso non riconoscerne i pregi. È interessante, intelligente, anche se poi non applica l'intelligenza a stare fuori dai guai. È sensuale. È attenta. Come Sam, si interessa delle persone. Eppure allo stesso tempo riesce a essere crudele in un modo sottile con chi la ama più di chiunque altro. O almeno così mi appare quando non si cura minimamente del dolore che potrebbero portare certi suoi atteggiamenti.

E io? Io come sto in tutto questo? Io che devo guardarla quando si comporta in quel modo sotto i miei occhi. Quando è lei stessa a esporsi, avvicinarsi, chiedere. L'ho visto fremere, indurirsi fino a diventare aggressivo, per lei.
Andre non ha colpe, non più di quante ne abbia il cielo quando piove o il fango quando ti impantani. Ma lei?

Continuare a vedere, a sapere, senza poter fare niente, mi fa male.
E ora che so che continua a interessarsi a Black e ai suoi affari... So come la prenderebbe Sam. E di nuovo non posso fare niente, non posso dire niente. Nemmeno posso dirlo a lui. Posso solo dirle "stai attenta", come se questo sia mai bastato a nessuno.

Cosa penserà lui di me, se dovesse venirlo a sapere? Sapere che io sapevo, che ho sempre saputo, e non ho mai detto o fatto nulla. Capirebbe?
Parlare con lui di Black e non potergli dire che la sua donna ancora se ne interessa. E spontaneamente, senza costrizioni.
Ma in che modo posso considerarli affari miei al punto di immischiarmene?

Un bordello? Vuole coinvolgerla in un bordello? E lei continua a seguirlo malgrado tutto, a rifiutare l'aiuto di chi... Maledizione ma come ho fatto a trovarmi in un casino simile?

A volte la ammiro, a volte la detesto. L'unica cosa sicura è che mi farei ammazzare per tenerla al sicuro.
Devo levarla dalle grinfie di Black, fosse l'ultima cosa che faccio. Almeno se poi vorrà fare la puttana sarà solo una sua scelta.
Mi chiedo se continuerebbe ad amarla. Ma forse non vorrei conoscerla, la risposta.



Posted by Me | alle 15:34 | 0 commenti

They're Back

Safeport, marzo 2515

Sente ancora le gambe molli. Un po' la debolezza della convalescenza, un po' le notizie, il Lazarus di ritorno, un po' la consapevolezza di dover attraversare da sola mezzo spazioporto. Harvey le ha chiesto di non farlo sapere ancora, ed è quello che ha intenzione di fare. Attraversa la stiva con passo deciso, sperando di non incontrare nessuno, ma una figura è ferma nei pressi della rampa, sta fumando. "Shit" sibila tra sé. Avanza cauta, e respira di sollievo vedendo che non è Black, ma Hyena. "Hey" lo saluta, richiamandone l'attenzione.
"We, Kraviz" ma subito, accigliato "Dove vai?"
"Esco. Mi presti il giubbetto?" indica con il mento il flak jacket indossato dall'uomo.
"Come mai? Il tempo di finire la sigaretta e ti accompagno"
"No, non stasera, ho da fare" atteggia un sorriso, sentendosi voragini dentro.
"Da fare?" la scruta, torvo, ma si sta sfilando l'antiproiettile, e glielo lancia. Lei lo afferra al volo, poi prende a sfilare il trench e la camicia.
"Sì. Da fare. Beh? Lo trovi tanto strano?"
"Credevo non conoscessi nessuno qui su Safe..." commenta, studiandola mentre si infila il flak sul maglione, poi reindossa la camicia e infine di nuovo il trench.
"Quasi nessuno" inizia ad avviarsi verso la rampa.
"Mh" grugnisce il guercio, decisamente poco soddisfatto dalla risposta.
"Ah, dì al Capitano che probabilmente non torno, questa notte"
Altro grugnito, sempre più cupo. Saluta il guercio con la mano e prende ad allontanarsi nella notte.
"Stronza" è il saluto che il pilota le mormora dietro, prima di gettare via la sigaretta e richiudere il portellone.

Posted by Me | alle 02:05 | 0 commenti