Torn Apart

Oak Town, Agosto 2515

Non ci penso. Il più delle volte cerco di non pensarci. Poi arrivano le mattine come questa, in cui la testa cammina e non riesco a fissare il pensiero su qualcosa che mi distragga abbastanza. E mi chiedo che senso abbia questo Verse diviso in due. È come se una lama gigantesca avesse diviso in due il mio mondo, privandomi di tutta una parte di quello che era mio. La mia casa su New Melbourne, il mio lavoro su Richleaf, i miei amici...
Lo erano? Lo sono stati, un tempo. Ma ora? Sam, André. Erano parte della mia vita, l'aria che respiravo, il mio cielo, e ora? Sembrano passati secoli. Forse faccio parte di quello di cui volevano liberarsi, in fondo. Anche se un tempo non sembrava fosse così. È davvero meglio ora?
Spero che per loro lo sia. Per me non lo è. E non perché sia sbagliato quello che hanno fatto, ma perché tutto è sbagliato. Questo Verse è sbagliato. Un errore, un progetto riuscito male che non si riesce a rimettere a posto. Che nessuno può rimettere a posto.
E quindi andiamo avanti. Continuo giorno dopo giorno a portare avanti la mia vita senza senso. Faccio le cose che mi danno da vivere, e cerco di non pensare agli amici persi nel volgere della Storia del Verse, agli amici lontani per scelte di vita personale, a Sep che continua a odiarmi, senza riuscirci del tutto, a Edan che non riuscirà mai a staccarsi dal Core, che ancora trattiene le sue radici e probabilmente le tratterrà sempre, a Cris e Jorge, che appartengono a un mondo dove non sono bene accetta, che mi ha tagliato fuori.
Niente è per sempre. Peccato non basti saperlo per non legare il cuore a persone che probabilmente non rivedrai mai più. Ma non è troppo grave, basta chiuderlo in un posto abbastanza distante da non sentirlo gridare. Fortunatamente il più delle volte ci riesco.



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Pyramid

New London, Aprile 2495

Indossa pantaloncini e canotta dei colori della sua squadra, i capelli corti e scuri sono come sempre al loro posto, al termine della partita che li ha portati alla vittoria del campionato femminile di Pyramid della sua scuola. Ha tra le mani il trofeo che le fa scintillare gli occhi mentre, con il sorriso sulle labbra, raggiunge i suoi genitori. "Tesoro, siete state eccezionali" Cora la accoglie, con il solito tono gaio e composto quanto l'abbraccio appena accennato che evita un eccessivo contatto con la pelle sudata della figlia. "Grandiosi, bambina, grandiosi!" più entusiasta Donald, come sempre. "Mi sembra davvero un ottimo modo per concludere la tua carriera sportiva, davvero" aggiunge Cora, radiosa. Il sorriso scivola via dal viso di Babette "Con-concludere? In che senso?" domanda con la voce smorzata, alternando lo sguardo tra i due genitori, mentre il trofeo pian piano discende, insieme alle braccia che lo sostengono. Il padre distoglie lo sguardo, andando ad accendersi il sigaro che teneva tra le mani, la madre invece cinguetta in risposta "Beh, tesoro, hai iniziato gli studi per la tua carriera di Accompagnatrice, ricordi? L'anno prossimo ti assorbiranno completamente". Quanta enfasi in quel 'completamente'. Babette resta in silenzio, annuisce abbassando gli occhi, ormai seria in viso.
Il trofeo pesa come un macigno in fondo al braccio sinistro mentre si avvia verso gli spogliatoi, per una doccia prima di tornare a casa.




Posted by Me | alle 13:59 | 0 commenti

Nothing Lasts Forever

 Xanto, 2506

Ha la testa posata sulla sua spalla, nell'incavo del braccio che la cinge, gli occhi spalancati nel buio della notte. "Hanno detto che non accetteranno, Ren. Non intendono sottomettersi alle decisioni dell'Alleanza." Ruota il viso, ma riesce solo a sfiorarne il mento, senza vederne i lineamenti. Torna nella posizione precedente, lo sguardo ancora affondato nel buio. "Già. Ti aspettavi qualcosa di diverso?" la voce maschile è morbida, carezzevole in quel mormorio notturno. Gioca con i suoi capelli davanti alla spalla che circonda tenendola stretta. Il silenzio si prolunga, tanto che lui muove appena il viso, ma non riesce a vederla. "No. Era inevitabile." Segue un altro prolungato silenzio "Ora che succederà Ren? Ci sarà la guerra... Già alcuni su New Melbourne mi guardano male" soffia un sospiro a labbra chiuse "A volte ho paura di restare sola..." Il sorriso lieve che piega le labbra di Renegade Kraviz è invisibile nel buio, ma poi posa quelle labbra sulla sua fronte in un bacio, stringendola maggiormente a sé. "Tu non sarai mai sola, piccola. Sei con me".


Niente è per sempre.



Posted by Me | alle 01:19 | 0 commenti

One Shining Firefly

Corona, Maggio 2484

"Il mio modellino è più bello". La voce della bimba rompe il silenzio, dopo che vari sguardi di sottecchi si erano succeduti per molti minuti verso il ragazzino, anche lui vestito e pettinato in modo impeccabile, che gioca a qualche passo di distanza. Entrambi giocano con dei modellini di astronavi. Il bambino la guarda, le sorride mite e non risponde, riprendendo a giocare "Me lo ha portato mio padre dalla mostra di Xinhion. Ha detto che era il più bello che c'era lì" incalza con sussiego, ancora nel silenzio del bimbo. Quello che è evidente dalle occhiate che lancia, tuttavia, è l'interesse che la divora nei confronti della Firefly che volteggia tra le mani del ragazzino. Trascorrono diversi minuti di silenzio, o relativo silenzio, visto che la musica e le chiacchiere lievi del garden party che si svolge a pochi metri di distanza fanno da sottofondo al tutto. Poi la bambina parla ancora "La mia si apre e si accendono le luci" gli occhi verdi fissi sul portellone della Firefly che il bambino sta richiudendo, dopo avervi reinserito le slitte di carico. Ancora una volta non le risponde, la guarda, sorride tranquillo, e continua a giocare. "E poi io da grande farò la pilota!" sbotta lei stizzita. In quel momento una voce composta, piuttosto dolce, chiama il bambino. Lui si volta verso la madre, annuisce, poi si alza con il modellino tra le mani. Sta per andare ma si ferma davanti alla bambina "Lo vuoi?" tendendo la Firefly fiammante. Lei gli spalanca gli occhi in viso, incapace di altra reazione che un annuire accennato, che segue i primi istanti di immobilità incredula. Tende la mano e prende la Firefly, incassando il sorriso del bambino, che inizia ad andare. Si riprende in tempo per dirgli "Tu lo vuoi il mio Southern Cross?" tendendo la manina col modellino decantato fino a qualche istante prima. Il bimbo si ferma, ma la mamma chiama ancora, allora si limita a sorridere e stringersi nelle spalle, poi si allontana, lasciando la bimba seduta in terra, a guardare entrambi i modellini che tiene tra le mani.








Posted by Me | alle 16:32 | 0 commenti

Skin to Skin

Salvation, Luglio 2515

Sono stata un'idiota, forse non dovevo. Ma è stato tutto così spontaneo, naturale. Forse il sollievo per essere scampata, forse il fatto che sotto quella scorza Shane è... E poi, per la miseria, il corpo ha le sue esigenze.
Erano mesi. E parecchi, da quando l'ho fatto da sobria l'ultima volta. E parliamo di Ren. Era terribile ogni volta, negli ultimi tempi, momenti così belli che finivo regolarmente per piangere. Ogni singola volta.
Stavolta no, niente lacrime, ci siamo divertiti. È stato un gioco, solo un gioco. Sono contenta che abbia capito. Del resto è così anche per lui, quindi... 

Forse mi faccio troppi problemi, va bene così.



Posted by Me | alle 15:17 | 0 commenti

That Edan Dartley?

Corona, Luglio 2497

Un gruppo di giovani, adolescenti, forse un paio di maggiorenni, ma la maggior parte si aggira sui diciassette anni. Babette è seduta su un dondolo laccato di bianco, lo spacco del costosissimo abito estivo mostra le lunghe gambe abbronzate, elegantemente accavallate, in una posa che la fa apparire una donna. Anche il piglio sicuro e mondano fa la sua parte, mentre risponde al ragazzo che ha appena detto la sua sulla eventuale annessione del Rim.
Ride, poi imposta un sorriso appena accennato "Non è probabile, Lee, è ormai sicura. Del resto come credi che il Core potrebbe assicurarsi i prezzi migliori? È questione di economia, è necessario. Inoltre quella gente ne ha disperatamente bisogno, ti rendi conto che non hanno nemmeno una piscina?" La risata che segue è corale, per la battuta che la ragazza, ma a quanto pare anche i suoi amici, trova estremamente divertente. Edan Dartley no, lui non ride. Lui la guarda, la osserva, in silenzio, con un sorriso abbozzato e lo sguardo attento e distante a un tempo. Sente il suo sguardo addosso ma non si volta, non gli darà quella soddisfazione.
Quel ragazzo non lo capisce. È taciturno, sfuggente. Ha un anno più di lei, ma potrebbero essere mille, per quanto poco riesce a comunicare con lui. Stesso pianeta, stesso ambiente, stesse località per la villeggiatura. Fin da bambini non erano mancate le occasioni condivise. Si parlava del più e del meno. Poco, si parlava poco. O meglio lei parlava, vivace e socialmente divertita come aveva imparato da sua madre, lui rispondeva a monosillabi, salvo che l'argomento non lo coinvolgesse in modo particolare. Ed erano pochi gli argomenti in grado di coinvolgerlo, almeno tra quelli da lei frequentemente trattati. E poi quel modo di guardare, in silenzio, al limite della maleducazione. Si sentiva costantemente sotto esame, in sua presenza, ed era una cosa che non le piaceva affatto.



Posted by Me | alle 12:44 | 0 commenti

Deported

Maracay, luglio 2515

C'è un clamore inusuale, perfino per quelle strade di Maracay. Musica altissima, un vociare continuo, scoppi, risate, perfino dei fuochi d'artificio usciti da chissà dove, anche se la maggior parte sono semplici spari. E poi cori, ballate, danze, canzoni popolari, e uno schiamazzo continuo.  E sono quasi le cinque del mattino.
Donne, uomini, vecchi, bambini e ragazzi, il quartiere sembra esploso.

Fiona è barricata nella sua stanza, nel profondo del Calavera chiuso e apparentemente addormentato. La luce è spenta. Siede rannicchiata sul letto, i piedi scalzi, ma ancora completamente vestita, le ginocchia strette tra le braccia, gli occhi spalancati fissi sulle fessure della persiana chiusa, guardando da ore il giubilo della città in festa. O meglio guardando il vicolo vuoto, dove di tanto in tanto passano gruppi vocianti ed esultanti.

Che tempismo... Fino a pochi giorni fa ero nel Core, a contrattare armi legali. E ora mi sento un topo in trappola, in attesa che vengano a prendermi per bruciarmi sulla pubblica piazza. Stronzi.

Difatti era appena arrivata, la sera prima, quando ogni mezzo audio aveva preso a riprodurre il discorso della proclamazione dell'indipendenza. Aveva fatto appena in tempo a barricarsi dentro e serrare ogni ingresso.

Chi sa di me? Doña Aleida, ma di lei mi fido. E poi? Mama Lé e suo figlio, quelli del banco di spezie qui davanti, ma non credo mi venderebbero. Altri? Qualche cliente. Si faranno i cazzi loro o verranno a cercarmi?
L'IdN Central... Fino a ieri l'IdN era una diavoleria alleata di nessun valore, ora invece fa testo l'IdN Central... Cosa gliene frega se hai vissuto fuori da Central per metà della tua vita? La metà consapevole peraltro. Se hai rischiato il culo per scarrozzare le loro truppe e i loro rifornimenti, durante la guerra... Allora non facevano tanto gli schizzinosi. Ti controllavano come fossi lì per fotterli in ogni momento, ma gli servivi e andava bene così no? Nemmeno posso andare a cercare le piastrine su New Melbourne. 

Ma nemmeno lo farei. Che si fottano. Se vogliono farmi fuori lo facessero, spero che prima o poi si guardino allo specchio e si facciano schifo, sono peggio degli Alleati. Almeno loro non hanno mai vietato a nessuno di mettere piede nei loro territori.
E come avrebbero potuto? Erano loro tutti i territori conosciuti.
Fanculo.

Dovrò trovare il modo di andarmene da qui.


Posted by Me | alle 10:42 | 0 commenti