“Rimaniamo in contatto, ok?”
Virgen del Rosario, Maggio 2515
Sono passati ormai parecchi giorni da quando abbiamo lasciato la bambina ai Browns. Sam non si è più fatto sentire. Ed è meglio così, non l'ho chiamato neanche io, non voglio saperne più niente di quella bambina, capitolo chiuso.
Ma del resto erano già altrettanti giorni e più, che non ci sentivamo, e altrettanti e più ancora che non era lui a cercarmi.
Sam non ha più bisogno di me. Da tempo, da tanto tempo. Finalmente l'ho capito anche io. E non so se ne abbia mai avuto, ma forse sì, almeno un poco. Ora ha trovato sé stesso e ha trovato una famiglia. L'ho visto. Ho visto come ci parlava, come li guardava. La ragazza zoppa, il ragazzino. Scommetterei che si è messo a fare il padre, anche con loro. Come diceva Oxossi? "È nella sua natura. È un padre, e un soldato". Ha trovato la sua dimensione. Sono molto uniti.
E noi? Noi cosa siamo? Troppo distanti, e troppo diversi, sparpagliati per il Verse a fare cose. Noi non abbiamo un ideale a unirci, un nemico comune a rinsaldare il legame, la morte sempre alla porta, a tenerci insieme e a ricordarci cosa è davvero importante.
Forse solo per Andre, per Jorge e per Occhiverdi i Ravens sono qualcosa di più di un gruppo di lavoro. Per me no. Anche per me è qualcosa in più. Credo di aver deciso di unirmi all'equipaggio di Oxossi, io che da anni rifuggo qualsiasi legame, proprio per lui, per poter fare quello che lui non poteva, per stare vicino a Occhiverdi, aiutarlo in sua assenza. Cris ovviamente non lo sa, né è necessario che lo sappia, va bene così, lavoro per lui.
Sono qui, vado avanti, faccio il mio lavoro, accanto a Septima che non è mai stata più distante, a Stanton che tiene il muso da giorni, Andre che va e viene, come un vento tiepido, Occhiverdi sempre lontano, Isa che solida si tiene caparbiamente in quota, sgomita il suo spazio, il più possibile lontana dal posto che l'ha vista nascere, Tsvet col suo lavoro al ranch, Williams che gioca, nascondendo quella natura ruvida e cinica che ho visto, e forse chissà quanti altri strati ancora, Joyce che odia metà dell'universo, e forse senza saperlo anche l'altra metà.
E intanto a volte mi manca, o sempre. Il suono del pad nel cuore della notte: "Kraviz, dormi?"
Niente è per sempre.
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